Presentato nella sala convegni dell’archivio storico, in via Teocle 14, il libro di Peppe Sessa “Una leonessa in Senegal – In viaggio nel paese dei Teranga”.
Ad organizzare la manifestazione è stata l’associazione culturale Neapolis di Lentini. Sono intervenuti l’autore ed il presidente di Neapolis, Marco Saraceno.
Il libro racconta l’esperienza di un viaggio in Senegal attraverso il quale lo scrittore percorre le regioni piu’ remote per familiarizzare con la gente del posto e conoscerne abitudini, tradizioni e ideali.
Un’opera in cui l’esperienza del viaggiatore girovago, che predilige i luoghi piu’ a sud del mondo, si mescola con la passione per l’antropologia.
L’esperienza di viaggio rappresenta la traccia, il filo conduttore del libro. Zaino in spalla, spesso lontano dai circuiti turistici, esclusivamente sui mezzi di trasporto locali, cibo africano e sistemazioni spesso spartane, l’Autore percorre i centri principali e le regioni più remote, spingendosi verso nord nel Ferlo, all’interno e a est fino ai confini col Mali e la Guinea e a sud girovagando per la Casamance, bellissima e selvaggia, ma teatro di una guerra civile.
Villaggi rurali, distese di baobab, il fiume Senegal, la foresta rigogliosa, il mare, ma la ragione più intima del viaggio è rappresentata dall’incontro, il bisogno di familiarizzare con i propri simili, conoscerne le passioni, gli ideali e le abitudini. E poi le genti, le tradizioni, le aspettative, il senso della solidarietà e dell’amicizia, il concetto di tempo, le realtà animiste e ancestrali, la medicina tradizionale. Un itinerario fisico, ma soprattutto emotivo, per provare a capire e spiegare cosa sia oggi il “mal d’Africa”.
Ecco un’intervista all’autore:
DOMANDA: Ma perché proprio il Senegal?
RISPOSTA: «Ho sempre amato viaggiare e nel corso degli anni ho visitato molti paesi al di fuori dell’Europa. Ho scelto il Senegal perché è abbastanza lontano dai circuiti del turismo di massa e quindi conserva ancora il suo aspetto genuino e selvaggio. Ma, se da un lato questo elemento contribuisce ad accrescere il fascino del Paese, dall’altro lo rende poco predisposto ad accogliere turisti e visitatori, per la quasi totale assenza di strutture».
DOMANDA: Nel libro descrivi villaggi rurali,distese di baobab, la foresta rigogliosa, il mare, ma la ragione più intima del viaggio è rappresentata dall’incontro, dal bisogno di familiarizzare con le persone, di conoscerne le passioni, gli ideali e le abitudini. Cosa ti ha colpito di più del popolo senegalese?
RISPOSTA: «Nel corso dei miei viaggi ho potuto vivere a stretto contatto con le popolazioni africane e ho avuto modo di apprezzarne l’ospitalità e la generosità. I senegalesi possiedono uno spiccato senso della solidarietà e dell’amicizia e dimostrano grande apertura e curiosita’per tutto cio’ che e’nuovo e che non fa parte della loro cultura. Questa gente mi ha fatto scoprire che esistono modi di vivere e di pensare completamente diversi dai nostri, spesso anche migliori. Un altro aspetto che mi ha colpito e’ la grande vitalita’ del popolo senegalese. Spesso i media ci presentano il continente africano come un paese messo in ginocchio da fame e malattie ma, sebbene questi aspetti costituiscano una realta’ con cui il visitatore non puo’ fare a meno di scontrarsi, cio’ che resta veramente impresso e’ la forza, l’energia e la vitalita’ con cui questo popolo vive la propria esistenza. E poi le tradizioni, le aspettative, il concetto di tempo, le realta’ animiste e ancestrali, la medicina tradizionale… ».
DOMANDA: Ascoltandoti viene voglia di partire…
RISPOSTA: E’ proprio questo l’obiettivo del mio libro. Vorrei trasmettere anche ai miei lettori il desiderio di scoprire e confrontarsi con una cultura tanto diversa da quella occidentale. I momenti più belli dei miei viaggi in Senegal sono stati quelli in cui sono riuscito stabilire dei contatti con la gente del posto; abbiamo parlato e ci siamo scambiati prospettive e punti di vista, scoprendo infine che, pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza, non siamo poi cosi’ lontani.